
Quel
ramo
del
lago
di
Como,
che
volge
a
mezzogiorno,
tra
due
catene
non
interrotte
di
monti,
tutto
a
seni
e a
golfi,
a
seconda
dello
sporgere
e del
rientrare
di
quelli,
vien,
quasi
a un
tratto,
a
ristringersi,
e a
prender
corso
e
figura
di
fiume,
tra
un
promontorio
a
destra,
e
un’ampia
costiera
dall’altra
parte;
e il
ponte,
che
ivi
congiunge
le
due
rive,
par
che
renda
ancor
più
sensibile
all’occhio
questa
trasformazione,
e
segni
il
punto
in
cui
il
lago
cessa,
e
l’Adda
rincomincia,
per
ripigliar
poi
nome
di
lago
dove
le
rive,
allontanandosi
di
nuovo,
lascian
l’acqua
distendersi
e
rallentarsi
in
nuovi
golfi
e in
nuovi
seni.
La
costiera,
formata
dal
deposito
di
tre
grossi
torrenti,
scende
appoggiata
a due
monti
contigui,
l’uno
detto
di
san Martino,
l’altro,
con
voce
lombarda,
il Resegone,
dai
molti
suoi
cocuzzoli
in
fila,
che
in
vero
lo
fanno
somigliare
a una
sega:
talchè
non è
chi,
al
primo
vederlo,
purchè
sia
di
fronte,
come
per
esempio
di su
le
mura
di
Milano
che
guardano
a
settentrione,
non
lo
discerna
tosto,
a un
tal
contrassegno,
in
quella
lunga
e
vasta
giogaia,
dagli
altri
monti
di
nome
più
oscuro
e di
forma
più
comune.
Per
un
buon
pezzo,
la
costa
sale
con
un
pendìo
lento
e
continuo;
poi
si
rompe
in
poggi
e in
valloncelli,
in
erte
e in
ispianate,
secondo
l’ossatura
de’
due
monti,
e il
lavoro
dell’acque.
I
promessi
sposi
-
Alessandro
Manzoni